Storia della giada
I Cinesi hanno attribuito molteplici qualità leggendarie a questa pietra semipreziosa.
Le seguenti storie ne sono la testimonianza.
All’interni del nostro sito, vi proponiamo una vasta scelta di gioielli di giada, ma in fin dei conti cosa conoscete di questa pietra così particolare se non che viene dalla Cina? Tutti i gioielli di giada sono singolarmente dotati di una cultura e raccontano una storia ben particolare. Ai nostri tempi, l’oro è considerato come la valuta internazionale per eccellenza, ma, nel contesto della cultura del mezzo millennio, la giada era infinitamente più preziosa. Secondo un noto proverbio cinese: “Possiamo valutare l’oro, ma la giada è inestimabile”.
Nella Cina di 9000 anni fa, la giada era vista come l’unione tra le essenze viventi del cielo e della terra; era quindi sacra. Un ruolo preponderante di questa pietra ha fatto della giada e dei gioielli di giada il simbolo di una civilizzazione nella storia della cultura cinese. A seguito delle svariate scoperte archeologiche, si è potuto notare che la preistoria occidentale è composta dall’età della pietra, del ferro e del bronzo. Diversamente, la preistoria cinese si divide in età delle armi di pietra, della giada e del bronzo. Durante le dinastie dei Shang (XVI/XVIImo secolo – Imo secolo a.C.) e degli Zhou (771 – 257 a.C.), le sciabole e le spade di giada erano considerate come simboli della potenza dell’uomo.
Sedici città in cambio di un pezzo di giada?
La giada “He” è la più famosa in Cina. La storia che stiamo per raccontarvi a riguardo risale al 650 a.C.. A quel tempo un uomo chiamato Bian He, dello stato di Chu osservò una fenice che si stava posando su di una montagna dove ora vi è la riserva naturale di Shennongjia. Si convinse allora che dietro quei monti si celasse un tesoro dato che secondo la mitologia cinese:”La fenice si posa unicamente si pietre di giada”. Dopo aver scalato la montagna, Bian He trovò finalmente un massiccio pezzo di giada grezza che portò addirittura nello stato di Chu e per poi mostralo con onore al suo re Li. Ma, nel momento in cui fu chiamato uno dei suoi artigiani per verificarne l’autenticità, il re (credendosi esperto) dichiarò che la pietra non aveva alcun valore. Fu allora amputato il piede sinistro di Bian He con lo scopo di punirlo per aver causato questa terribile delusione.
Quando salì al trono il nuovo monarca Wu, Bian He offrì nuovamente il suo tesoro al nuovo re, purtroppo, con lo stesso risultato. Dovette allora separarsi dal suo piede destro. Quando venne il tempo di re Wen, Bian He portò nuovamente la pietra alle porte del suo castello e per sette giorni e sette notti rimase lì piangendo amaramente. Re Wen inviò dunque un messaggero per sapere ciò che affliggeva tanto Bian, dato che all’epoca l’amputazione era considerata come una piccola punizione. Bian rispose che non piangeva per l’amputazione degli arti, ma, che era disperato di constatare che il prezioso regalo che aveva cercato di offrire al suo monarca era stato considerato come una semplice pietra, e, che lui, da onesto cittadino, era stato considerato come un impostore. Re Won ordinò quindi di tagliare la giada per poi scoprire al so interno una giada purissima. Venne chiamata Giada He, in onore della fedeltà di Bian He; si rispettò così tanto l’onore e la fedeltà di quest’uomo che lo stato de Qin gli espresse la sua volontà di cedere sedici delle sue città allo stato di Chu in cambio di questo tesoro magnifico.
Questo racconto riflette il rispetto che provavano i cinesi per la giada e il concetto antico di lealtà (concetto che ormai è andato perdendosi). Si nota infatti il senso assurdo delle priorità di Bian He secondo le quali l’amputazione era poca cosa in confronto al fatto di dover consegnare il tesoro alla sola persona che ne era abbastanza degna, l’imperatore.
La giada, potenza imperiale assoluta
Dopo il periodo di Bian He, la giada è rimasta il simbolo della potenza suprema in Cina per più di un millennio. Così, molti imperatori l’hanno considerata in tal modo, ad esempio: l’imperatore della dinastia Qin, l’imperatore Gaozu, di nome Liu Bang, della dinastia Sui ed infine l’imperatore Taizong, chiamato Li Shimin, della dinastia Tang.
Una volta unificata la Cina, il primo imperatore dei Qin ordinò agli artigiani gioiellieri di creare un sigillo di giada He e di inciderlo degli otto caratteri che dichiarano che il suo proprietario era titolare del “Messaggero del Cielo, anche di longevità e prosperità eterna”; in altre parole, della potenza imperiale assoluta. La convinzione secondo la quale il sigillo simbolizzava il messaggero del Cielo rendeva il suo possessore figlio delegato dal cielo, è stata confermata dalle dinastie successive.
Alla fine della dinastia dei Qin (222 – 207 a.C.) Liu Bang impose a Xiang Yu, uno dei due capi ribelli, l’obbligo di attaccare il palazzo dei Qin e di obbligare l’imperatore Ziying a consegnargli il sigillo imperiale. Successivamente, Liu Bang sconfisse Xiang Yu per poi cominciare la dinastia degli Han. Ribattezzò il sigillo imperiale dei Qin:”Scettro del messaggero della dinastia degli Han”.
Il successivo detentore del sigillo è stato Wang Mang, legato alla famiglia imperiale dal lato materno. Wang usurpò il trono quando l’imperatore degli Han dell’Ovest aveva solo due anni (206 a.C. – 24 d.C.). Quando si fece consegnare il sigillo lo gettò a terra per dimostrare la sua collera. I danni causati furono riparati con dell’oro ed il sigillo fu successivamente legato agli imperatori delle dinastie Sui e Tang. Il suo ultimo proprietario fu Li Congke dei Tang che subì la disfatta a causa dell’esercito dei Kitan. Dopo aver preso il sigillo, l’imperatore sconfitto si mise in salvo in una torre molto isolata, e, in un ultimo tentativo per salvare il suo onore, appiccò un incendio. Li Congke morì bruciato e il sigillo del messaggero del cielo andò perso per l’eternità.
La giada come accessorio divino
Dato che si pensava che la giada incorporasse le essenze viventi del cielo e della terra, gli sciamani la utilizzavano come strumento di comunicazione con gli dei (un tipo specifico di giada per ogni dio).
Uno tra i rituali effettuati dall’imperatore nel momento in cui accedeva al potere supremo consisteva nello scalare la più alta cima di una montagna ben nota per poi lanciare delle tavolette di giada scolpite per informare gli dei della Montagna della sua ascensione al potere. Quando l’imperatore si ammalava, il suo sciamano andava sulla montagna per lanciare delle tavolette con incise delle preghiere per implorare la guarigione del monarca. Questo rituale è stato confermato, negli ultimi anni, ai piedi del monte Huashan, di due tavolette di giada, risalenti al periodo delle guerre tra i Regni (476 – 222 a.C.); da ogni lato erano incise preghiere per la guarigione del re dei Qin.
Le antiche credenze secondo le quali la giada aveva la capacità di scacciare gli spiriti maligni sono state provate da delle scoperte di cong; è un prisma quadrato forato da un orifizio tondo che porta le iscrizioni degli sciamani e dei loro simili. La preziosa giada era ugualmente la componente principale dei rituali funebri, da che si credeva che conservasse i cadaveri dalla putrefazione. I vestiti di giada cuciti don del filo d’oro sono la prova specifica di questo nota credenza.
“Essere piuttosto un pezzo di giada che una tegola intera di argilla”
Nei proverbi cinesi, la giada è spesso utilizzata come metafora per simbolizzare l’onore e la virtù. Il proverbio: “Essere piuttosto un pezzo di giada che un’intera tegola di argilla” risale all’anno 550, al momento in cui l’imperatore Xiaojing, della dinastia dei Wei dell’Est, è stato eliminato dal suo primo ministro Gao Yang che ha dato inizio alla dinastia dei Qi del Nord. L’anno successivo, Gao Yang, uccise l’imperatore Xiaojing ed i suoi tre figli. Ma, successe che nel decimo anno che seguì l’usurpazione del trono da parte di Gao Yang, si produsse un’eclissi solare (questo nell’antica Cina era il cattivo presagio di una minaccia al suo trono). Gao Yang decise di massacrare i 700 membri dei clan delle 44 famiglie dell’imperatore Xiaojing. Quando la notizia di quest’atrocità raggiunse i gruppi più distanti di questa antica famiglia imperiale, furono tutti terrificati dall’idea di subire una sorte simile.
Al momento di una riunione tenutasi per discutere sul come trovare un modo per sfuggire alla morte, un magistrato di zona chiamato Yuan Jing’an suggerì di adottare il nome della famiglia Gao, in segno di lealtà alla dinastia dei Qi del Nord. Jinghao, il cugino di Jing’an, dimostrò il suo disprezzo per questa proposta e dichiarò: “Perché abbandonare il nostro clan ancestrale semplicemente per restare vivi? Un uomo vero preferirebbe morire in un frammento di giada piuttosto che vivere come una piastrella di argilla intera”. Il traditore Jing’an riferì le parole coraggiose del suo cugino Gao Yang e Jinghao fu arrestato e condannato a morte. Dopo aver cambiato il nome della famiglia di Jing’an in Gao, l’imperatore lo promosse, ma, Jing’an cadde malato e morì tre mesi dopo suo cugino. Diciotto anni dopo, la dinastia dei Qi del Nord conobbe la sua caduta. Le parole coraggiose di Jinghao “Essere piuttosto un pezzo di giada che una tegola intera di argilla” gli sono costate la vita, ma lo rendono immortale dato che i Cinesi e le Cinesi d’eccezione lo citano ancora dopo secoli.
Le virtù della giada
In passato, gli ornamenti e i gioielli mostravano il rango o la classe sociale di appartenenza. Le donne nobili, celebrate dalla poesia classica, usavano portare svariato gioielli di giada come ad esempio collane di giada, braccialetti di giada, ciondoli di giada, orecchini di giada o ancora le parure di giada che splende di mille fuochi. Questi gioielli di giada si bilanciavano e sfumavano armonicamente quando si spostavano. La giada aveva ben più che una semplice funzione puramente decorativa.
Generalmente, si pensava che esistesse un’interazione tra una parure di giada e la persona che la indossava. Questo pensiero si basava sulla seguente teoria: quando una persona indossa un gioiello di giada, lo spirito emanato da quest’ultimo si fonde con quello della persona in questione (simbiosi che appare nell’aumento della lucentezza e nella struttura della giada più fine se la persona è in salute). Lo smalto di quest’ultima migliora e il suo fisico si rinforza. Se questa persona non gode di buona salute, la giada contenuta nel suo gioiello accelererà la sua guarigione.
Gli antichi cinesi portavano anche gioielli di giada come segno di cultura morale, cosa che si manifesta nel seguente enunciato:”Un uomo di virtù non si separa mai dal suo gioiello di giada senza un valido motivo”. Si dice che Confucius comparava la piacevole dolcezza della pietra di giada alla rettitudine e la diversità dei suoi colori allo spirito di iniziativa e la sua traslucidità alla fedeltà. Nelle metafore cinesi, la pietra di giada è spesso associata alle virtù femminili della purezza e della castità; la moglie ideale è “pura come la giada e traslucida come la giada”.